venerdì 5 giugno 2009
Ahmadinejad, fra antisemitismo, antisionismo, Israele, Mondo Arabo e interessi Usa.
Che il presidente iraniano sia un uomo “sui generis” su questo non c’è dubbio. Però c’è da fare un distinguo fra ciò che lui realmente dice e su come le tv e la critica occidentali cercano di dipingercelo.
Naturalmente quando sostiene che l’olocausto sia stato la più grande sofisticazione della storia non posso che dissentire, sono chiare e palesi le prove e le testimonianze di ciò che il regime nazista ha fatto agli ebrei.
Ahmadinejad non è antisemita, è antisionista. Il che è una cosa molto diversa, antisemita è colui che nutre pregiudizi e disprezza gli ebrei in quanto tali, antisionista è colui che si oppone al sionismo, ovvero che è contro alla costituzione dello stato di Israele lì dove fu la Palestina Ottomana e contro l’espansionismo dello stesso.
Ne è dimostrazione del fatto che nel Parlamento iraniano c’è un ministro ebreo, che ne rappresenta la suddetta minoranza, che ha diritti tutelati anche se comunque è vero il fatto che sia una minoranza discriminata.
L’atteggiamento dei ministri europei al consiglio di Ginevra contro il razzismo, che hanno abbandonato l’aula quando il presidente iraniano ha preso la parola, non è stato di certo un’uscita di classe.
Ahmadinejad, apparte gli sfrondoni sull’olocausto, ha semplicemente sostenuto quello che lo stato di Israele ha fatto in Palestina: pone l’evidenza sul fatto che, con il benestare degli Stati Uniti e delle potenze europee, ponendo l’accento sul pretesto delle sofferenze patite dal popolo ebreo si è giustificata l’instaurazione in Palestina di uno stato razzista.
Sì!, stato razzista, perché nessuno parla degli eccidi,che fin dal 1948, anno dell’istituzione dello stato di Israele, sono stati perpetrati nei confronti del popolo palestinese: sfratti di massa e deportazioni che hanno causato 750.000 profughi.
Profughi che sono andati crescendo nel corso degli anni verso il vicino Egitto e Libano. Palestinesi a cui vengono bombardati i tunnel nella striscia di Gaza, usati per il rifornimento di cibo e medicinali, con la scusa del “terrorismo”. Israele ha sempre scalzato le proposte di pace per il semplice fatto che vedrebbero riconosciuto lo stato Palestinese, una cosa semplicemente inconcepibile, e dunque ecco che sorgono nuovi insediamenti di coloni là dove le convenzioni internazionali lo proibiscono.
Palestinesi, popolo senza terra, sempre vessata dal terrorismo di stato israeliano.
Si può dissentire da quello che sostiene il presidente iraniano riguardo a ciò che fa Israele in Palestina?
Io credo proprio di no, perché questa non è un’idea politica, dalla quale si può dissentire oppure no, questo è un dato di fatto: Israele è uno stato razzista/imperialista che tramite l’appoggio statunitense vuole fare da padrone in una terra che non è la sua e con ogni mezzo.
Isreale terra strategica per gli Usa in una regione da sempre piuttosto loro ostile. In quella america in cui gran parte delle Lobby sono in mano a ebrei, compresa quella del petrolio. La più importante e influente è la Lobby pro-Israele AIPAC, che fa versare tre miliardi di dollari all’anno delle casse israeliane.
Inoltre l’America cerca di dipingere Ahmadinejad e l’Iran come il male assoluto, vuole fare cioè quello che aveva fatto con Saddam in Iraq. E’ un altro pretesto per allungare le sue mani su un ulteriore riserva di oro nero:
"l’America, che utilizza in minima parte le sue riserve di petrolio importandole dall’estero, aumentando così il suo già esorbitante debito pubblico, trova nell’Iran il suo “nemico” come una volta era il regime di iraqeno di Saddam che, salito al potere con il benestare americano, è stato fatto cadere in seguito perché non lasciava l’utilizzazione dei suoi pozzi ad’uso privilegiato degli States."
Perché gli Usa non usano le loro riserve di petrolio? Quando e se la forbice debitoria le se rivolterà contro e i grandi creditori come Cina, Giappone e Sud America, ma anche l’Europa, busseranno alla sua porta, sarà meglio avere una scorta consistente di materie prime da parte per poter sostenere la logistica interna ma soprattutto la più potente macchina bellica mondiale, la più costosa in proporzione di tutti gli altri stati del mondo.
Però una speranza al mondo facendo spirare un vento di rinnovamento sembra darlo il neo-presidente Usa Obama.
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